Morire appena nati, perché considerati inutili: l’orrore degli allevamenti di galline

Vengono gettati su un rullo. Si guardano intorno, sono neonati e come tutti i neonati cercano la loro mamma. Ma si ritrovano schiacciati uno sull’altro, ad andare incontro a mani che li selezioneranno come fossero dei pezzettini di plastica, e decideranno chi vivrà e chi morirà. Moriranno schiacciati vivi, macellati dopo poche ore di vita. E i loro compagni più forti, quelli considerati più idonei, vivranno altre settimane, poche, nelle quali verranno fatti ingrassare in maniera innaturale per essere poi uccisi e finire nel banco frigo, nei polpettoni, sotto forma di bistecche o bocconcini, confezionati in colorati pacchetti che ritraggono animali felici che razzolano nei prati.
Sono i pulcini ‘inutili’, quelli che non meritano di vivere perché non ci servono. Gli ultimi tra gli ultimi, i più piccoli e i più inascoltati.
Ho trovato la forza di guardare il reportage che Animal Equality ha condotto in un allevamento intensivo di galline ovaiole. Sono attivista da decenni, dai tempi delle elementari, in cui ho versato le prime lacrime di fronte alle foto degli animali sezionati e torturati nei laboratori. A distanza di tempo, la mia indignazione non è cambiata.
Questa ipocrisia mi sconvolge. Ma mi sconvolge ancora di più la consapevolezza che siamo così assuefatti alla crudeltà che tutto ci passa addosso lasciandoci indifferenti. Si portano avanti tutte le scuse possibili: gli allevamenti danno lavoro, bisogna pur mangiare qualcosa, eccetera.
Ormai è così palese, evidente, chiaro che la violenza contro gli animali denota violenza contro tutti gli esseri viventi. Come si fa a negarlo?
Credo sia impossibile non provare addosso un dolore forte e lancinante di fronte a queste macchine di produzione di cibo artefatto e violento, mentre più della metà del mondo muore di fame. Il territorio viene consumato per alimentare allevamenti che sfornano carne piena di dolore, lacrime, crudeltà, inutile e gratuita sofferenza. Non è cibo, è veleno. Mangiare i prodotti di QUESTI luoghi dell’orrore e della violenza significa accettare che milioni di esseri viventi patiscano dolori lancinanti.. per cosa?
Siamo tutti responsabili. La nostra scelta al supermercato può davvero cambiare il mondo, proviamoci. Facciamolo per loro, per queste creature innocenti e inascoltate.

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Silvia Allegri
Silvia Allegri è giornalista, saggista e appassionata di animali. Organizza attività di approccio con gli animali, trekking someggiati e corsi di scrittura. Partecipa a seminari e conferenze. Per informazioni e contatti scrivi a silvia@silviaallegri.it
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