Galline? No, molto di più. Ecco Tina e Nina, compagne di vita

Simpatiche, affettuose, a volte un po’ dispettose, con un carattere forte, vivaci e curiose. In altre parole: galline.

Il primo animale che mi sono rifiutata di mangiare è stato il ‘pollo’. Con questa parola inglobiamo tutti i volatili cresciuti in allevamenti, senza mai chiederci chi siano in realtà queste creature, le più maltrattate della terra. A loro non è concesso nemmeno di essere identificati con uno squallido numero di matricola, come avviene per le vacche, le capre, le pecore. Loro sono stipati sui camion, amputati, disprezzati, derisi e basta. Contati in modo approssimativo, non importa se sono dieci o dodici o venti, l’importante è che possano essere uccisi e venduti senza piume, senza zampe e senza testa. per pochi soldi: la carne di pollo è la più economica, la più piena di ormoni, la più triste.

Ecco perché ho provato subito amore per loro: gli agnelli fanno tenerezza, i vitelli e i conigli pure, e già questo è un lusso visto che chi li mangia non si cura delle loro emozioni. I polli, invece, con quegli occhi vitrei che sembrano sbarrati, con quelle zampe fredde, fanno quasi timore e ribrezzo a tante persone.

Ma tutto cambia quando si ha la possibilità di conoscerli da vicino. E mi ritengo fortunata ad avere incontrato Nina e Tina, due galline dalle piume rosse arrivate nel maneggio dove vivono i miei Ringo e Gemma. Salvate da un allevamento di galline ovaiole, avevano già subito l’amputazione del becco. Ma la loro è una storia bella: vivono adesso in un bel pollaio, spazioso, con davanti l’erba fresca dove andare a raspare e una capanna dove dormire riparate. E ricevono molte visite: umani curiosi che si avvicinano con qualche timore, ma non appena le prendono in braccio si innamorano follemente di loro!

Allora è stupendo raccontare come si comportano, spiegare le sfumature delle loro piume, far scoprire le loro abitudini, e osservarle mentre ci osservano. Amano le coccole, le carezze, quelle che milioni di loro simili ogni giorno non riceveranno mai nello squallore di un allevamento. Loro sono libere di crescere con calma, con il loro ritmo biologico, di fare le uova quando vogliono e dove vogliono, di curiosare e di respirare l’aria fresca, di toccare l’erba.

Ecco, io desidero questo per loro e per tutti gli animali. E forse chi le ha conosciute adesso non vedrà più solo un pezzo di carne da cucinare, nel banco frigo, ma si ricorderà le emozioni che regalano gli animali, quando sono liberi di essere amati e di vivere. Gli allevamenti sono lager, e ogni essere vivente merita di essere felice e vivere secondo la propria natura.

 

 

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Silvia Allegri
Silvia Allegri è giornalista, saggista e appassionata di animali. Organizza attività di approccio con gli animali, trekking someggiati e corsi di scrittura. Partecipa a seminari e conferenze. Per informazioni e contatti scrivi a silvia@silviaallegri.it
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