Esercizi di cura e di empatia per resistere

Esercizi di cura e di empatia per resistere

Di nuovo l’umanità è ricascata nel mostruoso meccanismo della guerra e dell’autodistruzione. Non è una novità, ma certamente quello che sta accadendo a poche centinaia di chilometri dal nostro paese ci impressiona. Siamo in Europa, nel cuore di un continente che speravamo ormai libero dalla minaccia della guerra. Eppure eccola qui, dietro l’angolo. E ci arrivano immagini che fanno un male indescrivibile: sono sempre i più innocenti a pagare il prezzo più alto.

Ci si sente quasi in colpa a condurre la nostra vita con i ritmi consueti: lavorare, uscire di casa, dormire, mangiare hanno un nuovo sapore e un nuovo valore. Se si pensa che si tratta di azioni e diritti basilari che pure vengono negati a persone esattamente uguali a noi, solo nate in luoghi dalla storia complessa e pesante che si ripercuote su di loro. E sui loro animali, naturalmente.

Ma reagire è un dovere.

Che fare, allora? Mi sto confrontando in questi giorni con amiche e amici, conoscenti e colleghi. Quelli che hanno mantenuto un po’ di sale in zucca e desiderano un confronto, invece di barricarsi nel loro silenzio immotivato e rinunciare al dialogo.

Chi ha ancora i piedi per terra e un senso di responsabilità verso se stesso e verso gli altri deve, a mio parere, continuare a combattere la sua piccola battaglia quotidiana, prendendosi carico dei più deboli e di chi ha bisogno di protezione. Non solo le persone, i bambini, gli anziani disorientati da questo mondo alla rovescia. Ma anche l’ambiente, gli animali, i progetti pensati per dare un contributo positivo a questo pianeta.

Certo non è facile: c’è chi raccoglie la pattumiera abbandonata lungo le strade, chi accudisce gli animali, chi insegna ai bimbi il rispetto per l’ambiente, chi si concentra sulla diffusione di un dialogo tra culture diverse. Ma lo fa con una paura costante addosso : cosa succederebbe se da un momento all’altro ci ritrovassimo in guerra anche noi? Se ci cadesse una bomba sulla testa?

L’angoscia c’è, ed è inutile negarlo. Ma gli esercizi di cura e di empatia per resistere a questa distruzione sono l’unico mezzo che abbiamo per trovare una vera, forte motivazione ad andare avanti. La speranza è sempre la stessa: augurarsi che questo raggio di luce diventi contagioso.

Io mi concentro sulla felicità delle persone che mi circondano, sul benessere e la serenità dei miei animali, sulle piantine che sto mettendo a dimora per rendere il mio orto un piccolo paradiso fiorito. Sulla scrittura: raccontare la danza, i libri, i progetti di tutela dell’ambiente è un modo per diffondere un po’ di serenità.

Di più non posso fare. Ma questo disastro che ci circonda non deve essere una scusa per smettere di agire. La cultura della pace parte dai piccoli gesti, ne sono convinta, nonostante tutto.

 

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Silvia Allegri
Silvia Allegri è giornalista, saggista e appassionata di animali. Organizza attività di approccio con gli animali, trekking someggiati e corsi di scrittura. Partecipa a seminari e conferenze. Per informazioni e contatti scrivi a silvia@silviaallegri.it
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