Rifugi e santuari violati e la fine della libertà

Rifugi e santuari violati e la fine della libertà.

Intitolerei così un articolo dedicato alla strage di maiali che oggi è stata compiuta al rifugio Cuori Liberi, se avessi un giornale che mi permette di farlo. Ma alle testate interessano le inserzioni degli allevatori e dei macellai, interessa la cronaca nera, più che l’informazione sulla strada di follia, una strada senza ritorno, imboccata dagli esseri umani.

Oggi alcuni maiali sono stati abbattuti a causa, così dicono, della peste suina e del rischio di contagio. Mi permetto il beneficio del dubbio: gli animali di un rifugio o santuario non sono destinati alla produzione di carne. Vivono isolati da altri animali, non costituiscono un pericolo. Erano pochi, ma erano il simbolo della vita che vince sulla morte. Il simbolo dell’umano che prevale sul disumano, di un desiderio di tutelare chi non ha voce. Nella stessa regione, a oggi, si contano 34mila maiali abbattuti nei lager in questi giorni. I lager. Quei posti che la gente finge di non vedere, dove ai maiali vengono amputati i testicoli senza anestesia, vengono strappati via i denti, vengono impediti il movimento e il gioco, il contatto con i loro piccoli. Ai maiali e ai polli, alle mucche, ai conigli, colpiti dallo stesso destino. Si parla di loro come fossero numeri, oggetti, pezzi di carne senza un corpo e un’anima. Dove ha la coscienza chi guarda un allevamento intensivo e non reagisce in nessun modo se non con misere battutine?

A chi finge di cascare dalle nuvole ricordo che da oltre due decenni sono disponibili ovunque le immagini di ciò che accade dietro i muri spessi e invalicabili degli allevamenti, anzi delle industrie di carne. Dove la vita di un essere vivente è ridotta a zero, dove si calpestano in serie dignità, empatia, tenerezza, pietà. Questo grazie a investigatori e associazioni straordinarie. Cito qui Essere Animali, Animal Equality, Oipa, Lav, e la grande squadra dei volontari e attivisti che opera dietro le quinte o in autonomia, e che non si ferma mai.

Non c’è nulla là dentro, se non focolai di malattie, antibiotici, aria pesante, odore di carcasse, marciume.

Ma i finti amanti degli animali continuano a riempirsi il carrello della spesa di cadaveri sotto forma di fettine, arrosti, bocconcini, macinati. Loro dicono ‘caro’ al gattino e al cagnolino, mentre contribuiscono all’orrore del lager. Ne ho già scritto, di questa categoria improbabile di persone.

Siamo in tanti, oggi, a soffrire per questa ennesima sconfitta della civiltà. Rifugi e santuari violati, siamo al capolinea.

Io personalmente ho creduto per anni nel giornalismo, nell’informazione chiara e schietta.  Eppure vedo poche righe dedicate a questo scempio. Ma soprattutto credevo che esistesse la logica: se nascono epidemie negli allevamenti intensivi, non sarà forse il caso di rivedere il nostro rapporto con gli animali?

Invece nulla, come automi gli umani continuano a distruggere, uccidere, riempirsi la pancia di roba morta.

Ho preso da anni le distanze da questo mondo ignorante, dove la gente continua a riprodursi e a produrre pattumiera mangiando cuccioli di altre specie e predicando la pace nel mondo.

Gli ipocriti sono tanti, un numero schiacciante. Sono fiera di non farne parte, anche se questo non riporterà in vita gli innocenti.

Chissà come si sentono superiori gli esecutori. Loro, e i mandanti, un giorno scopriranno che la ruota gira, quando lasceranno ai loro figli un pianeta marcio.

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Silvia Allegri
Silvia Allegri è giornalista, saggista e appassionata di animali. Organizza attività di approccio con gli animali, trekking someggiati e corsi di scrittura. Partecipa a seminari e conferenze. Per informazioni e contatti scrivi a silvia@silviaallegri.it
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