Al di là delle Alpi: sorprese cruelty-free!

In questi due mesi mi è capitato di ritrovarmi spesso con la valigia in mano. E di viaggiare in Austria, Germania e Francia per lavoro e per diletto.

Viaggi e spostamenti in treno o in auto, che mi hanno permesso di osservare con grande attenzione usi e costumi di diverse città e regioni.

Ora che sono riuscita, finalmente, a dare una svolta alla mia alimentazione, e sto muovendo i primi passi da vegana, ho dedicato molta attenzione alle abitudini alimentari d’Oltralpe, e ho cercato di capire quanto sia complicato trovare buon cibo cruelty-free. E per certi aspetti sono rimasta davvero sorpresa.

Partiamo dalla Germania e dell’Austria, due paesi carnivori per eccellenza, ma dove non si bada a spese quando si tratta di usare latticini, e specialmente panna e burro. Ebbene, con mio grande stupore, non ho trovato un solo ristorante, bar o panificio che non avesse qualche prodotto vegano. Si sa, il panino a base di verdura, farcito con hamburger di soia e maionese veg non spopola… Ma in un angolino c’è, pronto a finire nelle mani del cliente veg più svelto (chi prima arriva meglio alloggia, anche in questo caso).

Ma la vera sorpresa sono stati i menù: perfino nelle birrerie – che più tradizionali non si può – ho trovato un listino con il piatto vegetariano e vegano del giorno. Certo, si sa che c’è una bella differenza tra vegetariano e vegano, ma per natura sono portata a vedere i piccoli passi avanti, e credo che sia già un buon segnale di cambiamento trovare un piatto che per lo meno non contenga carne.

Un altro passo avanti l’ho osservato a proposito dei prodotti bio. Vi sono ovunque negozi, bar e corner nei supermercati dove vengono offerti prodotti da agricoltura biologica, cosmetici cruelty-free, libri di approfondimento su cucina etica e guide al consumo critico.

Qualche problema l’ho avuto, invece, in Francia. Nella maggior parte degli autogrill dove mi sono fermata per una piccola sosta non ho trovato un solo panino che non contenesse carne, uova, tonno. Al punto che per disperazione mi sono dovuta rassegnare a mangiare patatine e pane, buoni ma non certo una sana alternativa a lungo termine. Stessa cosa in molti ristoranti: o si ordina un’insalata specificando che dentro non ci devono essere derivati animali o ci si butta sui carboidrati.. Insomma, ho osservato come una cucina tradizionale prevalga quasi ovunque. Per evitare carne e pesce si deve faticare, insomma. Anche se, parlando con persone più o meno giovani, ho avuto la conferma che una cultura vegetariana e vegana sta piano piano prendendo piede.

Un consiglio: chi si dovesse ritrovare, come me, a fare lunghi viaggi in treno o in auto con pranzi al sacco, può sempre andare nei supermercati: specialmente al mattino nel banco frigo dei marketing francesi si trovano deliziosi piatti pronti a base di couscous con verdure, saporiti e veg!

 

 

 

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Silvia Allegri
Silvia Allegri è giornalista, saggista e appassionata di animali. Organizza attività di approccio con gli animali, trekking someggiati e corsi di scrittura. Partecipa a seminari e conferenze. Per informazioni e contatti scrivi a silvia@silviaallegri.it
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