Perché non ho mai scritto un romanzo

Perché non ho mai scritto un romanzo (e a maggior ragione una poesia)?

Mi è capitato spesso di sentirmi rivolgere questa domanda. La risposta che do, di solito, è questa: scrivo articoli e saggi, e mi piace fare questo nella vita. Ed è la verità. Ognuno ha il suo settore e il tuttologo è una tipologia che mi ha sempre insospettito. Io sono una giornalista, non una poetessa e non una romanziera. Ma c’è anche un’altra spiegazione.

Sono sempre stata una lettrice accanita, al punto che da qualche tempo conduco anche un gruppo di lettura e provo un’enorme soddisfazione quando qualcuno mi confida di aver iniziato a leggere in modo serio da quando c’è il nostro appuntamento mensile alla libreria Il Minotauro.

Da lettrice e da giornalista, che è chiamata a recensire, presentare autori e fare anche critica, posso vantare alle mie spalle la lettura di centinaia di libri e gli incontri con centinaia di autori, oramai. Lettura veloce, dove il tempo è limitato e la materia non è nelle mie corde, lettura minuziosa e lenta dove ne ho la possibilità.

Ho sempre cercato di cogliere il meglio nei libri che mi sono stati sottoposti. L’intento, il background dell’autore, le ragioni che hanno spinto una persona a scrivere, il messaggio che vuole passare attraverso un libro. Ho sempre scritto recensioni con una certa generosità, e dove percepivo una carenza nello stile ho scelto di sottolineare il fine dell’autore o dell’autrice, premiando sempre la buona volontà e lo sforzo.

Ebbene, una serie di episodi che ho vissuto di recente mi sta costringendo a cambiare idea. La spocchia, l’arroganza, l’egocentrismo, la convinzione di incarnare i Petrarca o i Dostoevskij dei nostri giorni sono spesso una caratteristica marcata dei moderni scrittori. Mi spiego: se il tuo romanzo lo hanno letto dieci persone, non pensi che ci sia un motivo? Diamo solo la colpa al fatto che le piccole case editrici non fanno comunicazione, che la tua è una scrittura di nicchia? O che il vero artista è sempre colui che viene disprezzato dai contemporanei in attesa di diventare un gigante per i posteri?

Oggi è facile scrivere un romanzo: basta pagare un editor, e spesso pagare anche le spese di pubblicazione. Ci si sforza di scrivere anche se non si è ispirati, mi sono sentita raccontare. Ma a che pro?

Ci sono più scrittori che lettori, più intellettuali che ignoranti. Perché non iniziamo a farci qualche domanda? Vero, la mediocrità serpeggia, ma sono anche convinta che con i giusti stimoli tante persone si avvicinerebbero a questo mondo.

Mi è capitato anche, di recente, di essere stata accusata di non aver presentato bene, provocando così un numero bassissimo di vendite. E se la colpa fosse del tuo libro senza contenuti, caro genio dei nostri tempi?

Prima di essere giornalista, sono una studiosa di letteratura e una linguista. Porto sempre con me quanto ho imparato durante la scuola, dove ho avuto la fortuna di trovare insegnanti strepitosi. E poi, all’università, con una laurea prima e un master poi, mi sono costruita un bagaglio culturale che oggi costituisce il mio patrimonio più importante. Da studiosa amo, adoro i libri ben scritti, quelli che fanno trapelare la presenza di una mente geniale. Amo i poeti veri, i romanzieri che hanno cambiato la storia, mia e di intere generazioni. Quelli che ci hanno fatto emozionare e hanno segnato le nostre vite e le tappe della nostra crescita. Ecco perché non ho mai scritto un romanzo. So fare altro e ringrazio i poeti e i romanzieri veri per essere esistiti.

Oggi, mediamente, leggo un libro alla settimana, per fare recensioni. Per i pochi lettori dei pochi giornali interessati a capire cosa c’è nell’aria. Ebbene, dei circa 50 libri all’anno che leggo per lavoro, ce ne sono forse due, massimo tre a rimanermi nella mente. Il resto sono cose mediocri, libri di cui di certo non si sente la mancanza.

Perché non ho mai scritto un romanzo? Il delirio di scrittura si è impossessato di tanti, in questa società fatta di nulla e di fuffa. Tutti sono straordinari intellettuali che hanno l’urgenza di scrivere per potersi definire romanzieri, sui social. Per pretendere recensioni quando magari manco comprano il giornale su cui vorrebbero apparire. Chiedo ai romanzieri de noartri, ammesso che si siano degnati di leggere fino a qui, di farci la grazia: non infliggete ai giornalisti troppi “romanzi”. Per gente come me, che legge prima di recensire, è un vero supplizio di cui si farebbe volentieri a meno.

Ecco perché non ho mai scritto un romanzo. Delle poesie non parlo neppure. Dopo Leopardi, e fatta eccezione per qualche poesia di D’Annunzio, Ungaretti, Montale e Saba, la poesia non deve proprio nemmeno essere disturbata.

Lo ripeto spesso e lo scrivo anche qui. Dedicatevi al vostro mestiere e fatelo bene. La letteratura va lasciata fare a chi ha i numeri per farlo. L’ho scritto anche qualche giorno fa. Vuoi scrivere? Fallo, perché la scrittura è terapeutica e importante. Anche senza che tu ti definisca uno scrittore.

E ora vado a leggere un bel libro, una bella eccezione, di cui scriverò a breve. Sono stata graziata, stavolta.

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Silvia Allegri
Silvia Allegri è giornalista, saggista e appassionata di animali. Organizza attività di approccio con gli animali, trekking someggiati e corsi di scrittura. Partecipa a seminari e conferenze. Per informazioni e contatti scrivi a silvia@silviaallegri.it
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