L’utopia dei matti – da invisibili a cittadini

L’utopia dei matti. Da invisibili a cittadini. Qui il mio pezzo dedicato a Paolo Vanzini, un uomo che ho avuto la fortuna di incontrare molti anni fa. Era il mio tutor e il mio supervisore in un progetto di accoglienza rivolto a persone senza casa. I suoi insegnamenti sono stati un bagaglio preziosissimo per la mia formazione. E questo tema mi sta particolarmente a cuore, inserendosi in un filone di ricerca e narrazione che riguarda le persone e i luoghi meno appariscenti, eppure così ricci di bellezza, umanità, risorse.

Quando era un ragazzo aiutava i suoi compagni di classe a fare i compiti, all’università si preparava per gli esami con gli studenti in difficoltà con lo studio, invitava tutti gli amici a giocare a tennis nel grande parco di casa sua. Perché studiare e fare sport gli è sempre riuscito facile, così come condividere. Il talento è un dono, e quando incontra la generosità può generare un’infinità di piccoli miracoli. È successo questo a Paolo Vanzini, psichiatra. Che nei primi anni ’90 ha fondato l’associazione Self Help San Giacomo e la Cooperativa Sociale Self Help, dando vita alla rete Self Help di Verona. E in questi decenni ha preso per mano migliaia di persone: insieme a lui, e grazie a lui, tutte sono riuscite a ritrovare la strada che avevano perso. È questa l’Utopia dei matti.

 

L’ascolto, l’accompagnamento, la cura

 

Fuori dallo studio di Paolo Vanzini, nei giorni di ricevimento, c’è sempre una piccola folla. C’è chi si fa vedere dopo tanto tempo, chi invece vorrebbe parlare col dottore ogni giorno. C’è chi è impaziente e chi si appoggia contro il muro, in attesa silenziosa. Aspettando di parlare con lo psichiatra si possono imparare tante cose, ascoltando i racconti di chi inganna il tempo condividendo un pezzetto della propria storia. E c’è una frase che continua a ricorrere: “Il dottore mi ha salvato la vita”. Lo dicono senza indugio e senza vergogna i suoi pazienti, storici e recenti. Sono quelli che nel frattempo hanno preso in mano la loro vita e hanno imparato a stare in piedi sulle proprie gambe. Ma non rinunciano a un saluto e a una battuta con il loro dottore. Paolo Vanzini racconta di avere ereditato il piacere di accogliere le persone in difficoltà dai suoi genitori, e di aver scelto la specializzazione in Psichiatria grazie alle ripetute esperienze con la malattia mentale di amici, compagni di studio, compaesani. Grazie ai gruppi del Self-Help, da decenni tanti esseri umani hanno riscoperto le relazioni che mancavano nelle loro vite, sconfiggendo la solitudine e la mancanza di rapporti affettivi che le loro problematiche comportavano, stigmatizzandoli e lasciandoli da parte, invisibili e soprattutto esclusi, in quanto ‘matti’.

 

Un libro nato sotto la ‘pioggia che ghiaccia’

 

Freezing rain, pioggia che ghiaccia. Dobbiamo a questo evento straordinario che ha colto di sorpresa Paolo Vanzini durante un soggiorno in Canada di trent’anni fa, costringendolo a rivedere i suoi piani di viaggio, la prima stesura di quello che sarebbe poi diventato Self Help – L’Utopia dei matti. Da ‘invisibili’ a cittadini(Gabrielli Editori, 2022). “Mi sono ritrovato bloccato in Canada”, racconta. “La temperatura raggiunse i 44 gradi sotto lo zero, non si poteva nemmeno respirare se si usciva di casa. Allora ho iniziato a scrivere le storie dei miei matti. Per lunghi anni sono rimaste nel cassetto, invisibili come i loro protagonisti, e adesso eccole qui, a disposizione di chi vorrà conoscere questi cammini di rinascita e di riconquista dei propri diritti”. Per fortuna ha scritto queste storie, Paolo Vanzini, che ci ricordano come nella nostra città esista una realtà di valore straordinario, studiata addirittura all’estero, presa a modello, eppure qui ancora sconosciuta a tanti.

 

Storie di rivincite e solidarietà…

 

Le storie narrate associano al nome di ogni protagonista quello di una attività di gruppo di auto-aiuto, organizzate dall’Associazione e dalla Cooperativa Self-Help. E così Rob, Andrew, Gian, Gigi, Valeria, Lucione, Renata, Marisa e decine di altri compagni di viaggio diventano personaggi veri, in carne e ossa, con tutti i loro limiti ma anche con la loro forza, in racconti pieni di amore e di ironia che mettono a nudo tanti dolori, sconfitte, difficoltà, ma anche un’infinità di rivincite e successi. “in vari periodi della nostra storia”, scrive Paolo Vanzini, “abbiamo avuto più di settanta attività settimanali svolte con la modalità del gruppo di auto-aiuto, in base al principio per cui è possibile costituire un gruppo quando due o più persone condividono uno stesso problema e hanno uno stesso obiettivo”. Si va quindi dai gruppi di pulizia, computer, cucina, orto, ai gruppi di musica, arte, pizza, scrittura, teatro, fino ai gruppi dedicati a problematiche specifiche come le dipendenze, la depressione, il gioco d’azzardo, gli uditori di voci, l’alcol. Le storie narrate da Paolo Vanzini sono intense, ricche di dettagli, spaventosamente attuali, cariche di bellezza. E non hanno mai cessato di esistere e di aumentare.

 

… e una laurea Honoris Causa per l’Utopia Realizzata. L’utopia dei matti.

 

“Oggi come allora, durante la settimana, almeno un paio di nuovi soci si aggregano alle nostre molteplici di attività di auto-aiuto”. Confermando la validità di un progetto visionario, che recentemente ha ricevuto un importante riconoscimento: l’Università e il Monastero del Bene Comune di Sezano (Vr) ha conferito al Self-Help la Laura Honoris Causa per l’Utopia Realizzata. Quella di una comunità ispirata ai principi di umanità, fratellanza e, appunto, auto-aiuto. “Insieme cerchiamo di attivare solidarietà ed empatia tali da condividere quella rete relazionale che avvolge tutti noi, rendendoci parte di una grande famiglia capace di donare affetto e amore a tutti i soci, che ci rende fieri di dire: Noi siamo Self-Help”. L’utopia è possibile, insomma, ed è questo il titolo del Manifesto di Salute Mentale realizzato dalla grande squadra di lavoro di Paolo Vanzini, come ricorda Ernesto Guerriero, assistente sociale, che affianca Vanzini e lo psichiatra Lorenzo Burti fin dai primi anni ’90. “Quando incontri la sofferenza mentale il primo atto di cura, quello diagnostico che sancisce la presa in carico da parte del sistema psichiatrico, finisce con connotare tutta la tua esistenza. La tua vita personale e sociale viene oscurata, da quel momento sei un malato mentale con tutto ciò che ne deriva e che finisce per produrre in te stesso un autostigma che può segnarti per tutta la vita. Oggi la salute mentale continua a essere la ‘Cenerentola’ negli ambiti dell’informazione, della cultura, delle politiche di cura. Sale alla ribalta solo in occasione di aventi tragici che in modo semplicistico vengono attribuiti a comportamenti dettati dalla ‘follia’. Grazie al Self-Help, invece, c’è un’Utopia Possibile, nella quale la salute mentale è un bene comune, la follia fa parte della vita la diversità è ricchezza. Un’Utopia nella quale “ci riconosciamo tutti fragili e interdipendenti, legati gli uni agli altri da legami indissolubili”. È questa l’utopia dei matti.

 

Silvia Allegri

 

 

Commenti
Silvia Allegri
Silvia Allegri è giornalista, saggista e appassionata di animali. Organizza attività di approccio con gli animali, trekking someggiati e corsi di scrittura. Partecipa a seminari e conferenze. Per informazioni e contatti scrivi a silvia@silviaallegri.it
Social
Newsletter

Iscrivendosi alla newsletter l'utente accetta di ricevere comunicazioni da parte dei gestori del sito silviaallegri.it nel rispetto della normativa vigente sul trattamento dei dati personali.