Veganuary rivoluzione verde
Come ogni anno, da tempo ormai, sto partecipando a Veganuary, la sfida Green che vede, in gennaio, milioni di persone coinvolte in un percorso di crescita e cambiamento. Ogni mattina arriva una mail ricca di contenuti che accompagna i più esperti ma soprattutto i meno esperti alla scoperta di un’alimentazione cento per cento plantbased. Consigli, informazioni, dati, studi scientifici, ma anche ricette, suggerimenti pratici, notizie, per creare un mondo più giusto e aumentare la consapevolezza.
Oramai è provato, confermato, chiaro che siamo al collasso, e chi nega ha semplicemente paura, preferisce essere ignorante perché è meno doloroso. Magari si affida a improbabili nutrizionisti che vogliono far credere quanto sia essenziale vivere di proteine animali, proponendo diete assurde e cercando di convincere gente impreparata che ‘siamo programmati’ per mangiare animali. L’unica speranza di sopravvivenza per la specie umana passa attraverso un nuovo modo di relazionarsi con gli altri viventi. Rispetto degli animali, quindi, ma anche meno spreco, più empatia, attenzione verso gli altri.
Personalmente, ogni volta che vedo soffrire un animale vissuto sempre in prigione, mutilato, picchiato, maltratta gratuitamente, per diventare carne nei piatti degli umani, mi si spezza il cuore. Come mi è accaduto alcuni giorni fa, intercettando lo sguardo disperato di alcuni maiali stipati su un camion diretto a un macello. Non accetto questo immenso dolore, questa indifferenza. Mi tormenta il pensiero che milioni di individui non si preoccupino minimamente del dolore atroce che infliggono agli animali attraverso le mani di aguzzini privi di cuore e di sensibilità.
La maggior parte delle persone si rifiuta di guardare in faccia l’orrore. Preferiscono voltarsi e puntare lo sguardo altrove, limitandosi a vedere il prosciutto, la bistecca, e non l’essere vivente seviziato per diventare merce da esporre in macelleria o nel supermercato. Perché certe immagini ti entrano dentro e ti fanno del male, se c’è un’anima allenata alle emozioni. Eppure, girarsi e non guardare significa essere complici. E io stimo infinitamente chi ogni giorno scende in piazza, parla con la gente, si spende e si sacrifica.
Una possibile via d’uscita, allora, può essere l’esplorazione di un mondo alternativo. Chi non riesce a documentarsi guardando tutto l’orrore degli allevamenti intensivi e dei macelli può almeno esplorare un modo di nutrirsi basato su altri principi e valido per la salute, nostra e degli altri abitanti del pianeta. Servono umiltà, curiosità, pazienza per mettere in discussione abitudini radicate da anni, o da decenni. Ma credo che ne valga la pena. In questo modo, solo in questo modo, ci si può guardare allo specchio e sentirsi in armonia. Abbiamo in mano il destino di milioni di animali. Cambiare stile di vita potrebbe evitare miliardi di morti. La morte, il dolore, l’ingiustizia, generano morte, dolore e ingiustizia.
Veganuary rivoluzione verde. Sarò curiosa di sapere da voi come è andata questa avventura, e quali suggerimenti si sono trasformati poi in nuove, belle abitudini.