Body shaming e strategie per difendersi
Si manda giù, si fa finta di niente, si pensa: è una battuta, forse, anche se mal riuscita. Si tergiversa, ci si dice: avrò capito male.
Ma non è così. Il body shaming, tradotto letteralmente il ‘far vergognare qualcuno del proprio corpo’, è un vizio diffuso. Una piaga sociale, se si pensa che oltre il 90% delle adolescenti (sottolineo il genere femminile, ahimè è il bersaglio privilegiato) ne ha sofferto, sentendo, o leggendo in rete, commenti sul proprio aspetto fisico: sei grassa, sei troppo magra, hai la pancia, hai il sedere grosso, sei tettona, sei piatta.
Deridere qualcuno per il suo aspetto fisico: questa è la definizione data dall’enciclopedia Treccani. Perché quel corpo non corrisponde ai canoni precostituiti della bellezza. Precostituiti in che modo? Beh, dipende dalle mode del momento. E che responsabilità giocano i media, e l’ignoranza della gente.
Mai avrei pensato di scrivere, qui, di body shaming e strategie per difendersi da questo bruttissimo vizio che si trasforma in un’arma tagliente e pericolosa. Capace di ferire a morte, se non siamo abbastanza solidi da crearci uno scudo difensivo.
Eppure di recente, nella vita privata e nel lavoro, mi è successo di dovermi relazionare con persone, ahimè uomini, che sembrava non vedessero l’ora di attaccare. E con altre persone, ahimè donne, che invece di reagire hanno giustificato le offese rivolte ad altre senza sentirsene minimamente colpite. Brutta cosa, la tendenza spesso tutta femminile a infierire invece di difendere, ad attaccare, in branco magari, invece di provare empatia e stringere alleanze.
A poche ore dall’inizio del nuovo corso di scrittura emozionale mi vedo costretta a riflettere sulla questione. Ho appena concluso da poco un corso di aggiornamento sullo hate speech, il discorso di incitamento all’odio che oramai è una modalità di comunicazione sempre più diffusa. In tempi recenti, in due diversi contesti, ho ascoltato mio malgrado battute mal riuscite, apprezzamenti pesanti, pareri non richiesti. Il tema è urgente, e lo inserirò all’interno dei miei percorsi, per parlarne con i miei allievi, per sviscerare la questione in un confronto schietto.
Ho visto nelle persone che hanno pronunciato determinate parole inconsapevolezza, poco tatto e, cosa peggiore di tutte, un certo compiacimento. Una sorta di rivalsa, un ‘farla pagare’ a chi, magari, ha dimostrato carattere e personalità, spiazzando e solleticando in questo modo narcisismi e frustrazioni derivanti da tutt’altro contesto. Insomma, la vita ha dato delle bastonate? C’è chi decide di darle a sua volta, e poco importa se in quel momento c’è l’una o l’altra persona. Un circolo vizioso di sentimenti negativi e di rancori che dovrebbe essere messo a tacere, ma trova libero sfogo se incanalato contro gli altri, spesso innocenti e inermi.
Alle vittime di body shaming mi sento di dire: vogliate bene al corpo che avete, e che magari ha saputo reggere urti, navigare dentro tempeste, superare ostacoli ben più di quanto possiate ricordare. Penso che non ci sia miglior riscatto. E ricordiamoci sempre, la ruota gira. Chi fa del male un giorno si accorgerà degli sbagli commessi. E questo succederà quando voi, più forti e consapevoli del vostro valore, avrete impegni ben più piacevoli a cui dedicarvi.