Morte e terrore: se la caccia è sport

Caccia, ossia accecare un uccellino che farà da richiamo vivo con un mozzicone di sigaretta: questo si può chiamare sport? Abusare del corpo di un piccolo animale indifeso, umiliandolo prima da vivo e poi da morto, è sport? Godere di fronte alla carcassa di un animale morto, che nel morire ha rilasciato una scarica di adrenalina e di terrore e la cui carne è quindi velenosa, è uno sport? Può essere uno ‘sport’ seminare la disperazione nel tempio della natura, violentando la pace che si trova tra i boschi, i prati, le foreste, i fiumi, con quegli spari che spaventano e diventano un suono lugubre dove ci dovrebbe essere vita? La caccia è il mezzo con cui si toglie la vita a un essere vivente. Come si possono ancora sentire frasi del tipo “amo la caccia perché è uno sport utile a controllare la fauna selvatica, perché ti fa stare nella natura”? Amare la natura significa amare la VITA. E invece noi proteggiamo chi semina la morte, e se un animale esce dal nostro controllo lo rimettiamo subito al suo posto, senza se e senza ma.

Ti dicono che cacciare è una cosa giusta, che i nostri antenati cacciavano. ma se non sbaglio ora la caccia viene considerata uno sport. Qualcosa no torna, allora. Ho sofferto e soffro terribilmente, senza abituarmi mai a questo dolore, nello scoprire ogni anno, all’arrivo di ogni autunno, che esiste gente che vive per sparare, che organizza giornate insieme a poveri cani sempre rinchiusi, che non sono nemmeno considerati animali da compagnia, che non ricevono mai una carezza, e che vengono liberati solo per inseguire altre vittime della prepotenza umana, per poi essere picchiati o abbandonati, se non cacciano abbastanza bene.

Se si fa un sondaggio tra gli italiani, più della metà vorrebbe abolire la caccia. Ma nella realtà questa pratica, un tempo utilizzata dagli uomini primitivi per procacciarsi cibo necessario alla sopravvivenza, e parliamo di milioni di anni fa, è ben protetta dai governi, che evidentemente vedono un ottimo tornaconto nel sostenere la caccia: una lobby tra le più forti, quella dei cacciatori, per non parlare dell’indotto derivante dal commercio e vendita e produzione di armi, della quale siamo degli autentici boss nel mondo.

Cosa possiamo fare noi, singoli, piccole pedine di un paese dove a vincere è sempre il potere del denaro? Forse il dovere di ognuno di noi è quello di prendersi carico di un messaggio culturale da trasmettere. Intanto si può tentare di appoggiare le associazioni che chiedono nuove leggi, per abolire la caccia, attraverso petizioni popolari. Ognuno di noi conosce cacciatori. Parlare, dimostrare la bellezza di uno sport sano, che non semina morte, far ragionare sul non senso di una lotta ad armi impari. Utopia? Io vivo di utopie, per non finire nella disperazione. Altrimenti  cambierei mestiere. Ma credo che in questo mondo di violenza, dove ancora esiste gente che si mette a tavola per mangiare decine di carcasse di uccellini di pochi grammi allo spiedo, chi ha un cuore e una coscienza li debba usare.

 

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Silvia Allegri
Silvia Allegri è giornalista, saggista e appassionata di animali. Organizza attività di approccio con gli animali, trekking someggiati e corsi di scrittura. Partecipa a seminari e conferenze. Per informazioni e contatti scrivi a silvia@silviaallegri.it
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